sabato 21 giugno 2014

Voglio dire che ho ancora da dire. A SanremoArtGallery l’insaziabile sperimentare di Simona Moroni

Silva Bos e Simona Moroni
SANREMO (IM). Due tele, volutamente senza titolo, così che ogni osservatore possa spaziare nel suo intimo, scevro da ogni precondizionamento dell’artista. Questo è l’intento di Simona Moroni che partecipa alla Rassegna Internazionale di Cultura SanremoArtGallery consegnando al fruitore con le sue opere tutto il suo turbamento e le sue domande ancora senza risposte.

Nata a Crema, è voluta essere presente a questa maratona artistica - in svolgimento fino al 25 giugno nella Sala Incontro del Teatro Ariston - invitata dal cav. Casimiro Dell’Arco Talarico, presidente del Centro Culturale SanremoArte2000 organizzatore della manifestazione, proprio perché un’occasione per farsi conoscere, incontrare altra gente con cui interagire, in uno scambio di idee, opinioni e consigli.
Vulcanica, insospettiva ed empatica allo stesso tempo, per Simona le due tele oggi in esposizione, volendo, diventano un tutt’uno: quasi un percorso emotivo che poi si trasmutato sulla tela. Un momento di puro istinto, di voglia di gettare il colore sulla tela, a volte con pennellate nervose, a volte con le dita…persino con i gomiti, quasi temporaneamente estraniata da tutto il resto, rapita. Solo lei e la tela. “Voglia di Rosso voglia di blu. - spiega con trasporto Simona alla giornalista Silva Bos che l’ha intervistata durante l’evento - Voglia di esaltare un occhio che avevo strappato da un manifesto per strada perché mi aveva incuriosito: un occhio triste! Voglia di gettare colore ma poi, nel quadro successivo, di controllarlo. Nella seconda opera un viso di uomo che appoggia la sua mano sulla fronte: pensieroso, triste, in cerca di qualcosa che non riesce a trovare. “Probabilmente sono io, come dimostra anche il resto della tela che rimane vuoto e nero. Forse non so ancora cosa voglio fare da grande, forse sto cercando la mia strada. Forse voglio dirvi che ho ancora da dire”.
Il ‘far arte’, per Simona Moroni è una scoperta che risale a quando era piccolissima, i suoi lavori risalgono a 6 anni di età e ha sempre lavorato sulla tela. “Questo mi ha portata a fare la stilista di moda e quindi a tagliare, cucire, incollare.
Si perché è così che è cominciata. La sua prima composizione è stato un attaccare, nel vero senso della parola, le sue scarpine da ginnastica di tela (una scarpina tagliata con le piccole forbicine e poi incollata all’altra) nella curiosità di vedere, se una volta rovesciate, fossero cadute a terra. Da li è stata un’illuminazione senza fine. Ha voluto imparare l’acquerello e poi qualcosa di sempre più materico, che potesse toccare con mano, che lo sentisse a rilievo anche chiudendo gli occhi. E perciò, poi, la carta, i sassolini, la sabbia, le conchiglie. Oggi è carta, manifesto.

 “Un continuo sperimentare, a discapito di tutti quelli che mi dicono che a questa età dovrei ormai avere un mio stile, un marchio di fabbrica”. Invece, no! “Voglio continuare a essere bambina, a incollare, staccare…e vedere cosa la tela mi regala!”

Silva Bos - Giornalista di Informazione Positiva...e il mondo "buono" c'è

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